L’ordine benedettino fu fondato da San Benedetto da Norcia nel VI secolo, in un momento politico ed economico molto difficile per l’Europa, dopo la fine dell’Impero romano d’occidente. Nel 529 egli su un'altura di Cassino fondò il monastero di Montecassino destinato a diventare il più celebre in Europa.
La Regola Benedettina imponeva ordine, stabilità, equilibrio fra preghiera e lavoro e si impose ben presto in tutti i monasteri europei. I monasteri così divennero non solo centri di vita religiosa, ma anche centri di vita economica e culturale. Nel Medio Evo intorno ai monasteri andarono ad abitare contadini in cerca di protezione e pian piano essi non rimasero più isolati ma affiancati da piccoli mercati di prodotti agricoli. Grazie alle donazioni i monasteri acquisirono vaste proprietà e divennero poli di innovazione tecnologica con l’introduzione di mulini ad acqua ed officine di ogni genere (oleifici, concerie, tintorie, birrerie, più tardi, stampe).vUn altro contributo fondamentale alla civiltà europea fu offerto dai monaci benedettini con la paziente trascrizione dei libri antichi che ne ha consentito la conservazione fino a noi. Proprio per tutti questi benefici apportati all’Europa, nel 1947 papa Pio XII chiamò San Benedetto "Padre dell'Europa" e il 24 ottobre 1964, quando venne consacrata la basilica di Montecassino, ricostruita dopo la distruzione della seconda guerra mondiale, Paolo VI lo proclamò "Patrono d'Europa".
La Regola Benedettina imponeva ordine, stabilità, equilibrio fra preghiera e lavoro e si impose ben presto in tutti i monasteri europei. I monasteri così divennero non solo centri di vita religiosa, ma anche centri di vita economica e culturale. Nel Medio Evo intorno ai monasteri andarono ad abitare contadini in cerca di protezione e pian piano essi non rimasero più isolati ma affiancati da piccoli mercati di prodotti agricoli. Grazie alle donazioni i monasteri acquisirono vaste proprietà e divennero poli di innovazione tecnologica con l’introduzione di mulini ad acqua ed officine di ogni genere (oleifici, concerie, tintorie, birrerie, più tardi, stampe).vUn altro contributo fondamentale alla civiltà europea fu offerto dai monaci benedettini con la paziente trascrizione dei libri antichi che ne ha consentito la conservazione fino a noi. Proprio per tutti questi benefici apportati all’Europa, nel 1947 papa Pio XII chiamò San Benedetto "Padre dell'Europa" e il 24 ottobre 1964, quando venne consacrata la basilica di Montecassino, ricostruita dopo la distruzione della seconda guerra mondiale, Paolo VI lo proclamò "Patrono d'Europa".
l'ordine benedettino femminile
Tradizionalmente la fondazione dell’ordine benedettino femminile si fa risalire a Santa Scolastica, sorella di San Benedetto. Quando il Santo fondò l'abbazia di Montecassino, a circa 7 km a sud dell'abbazia ella fondò il monastero di Piumarola, dove assieme alle consorelle seguì la Regola di San Benedetto dando origine al ramo femminile dell'ordine benedettino. Le reliquie di Scolastica e Benedetto sono conservate sotto l’altare maggiore della Basilica di Montecassino.
Le Benedettine sono religiose soggette alla clausura, vale a dire che è proibito sia l'ingresso in monastero degli esterni, sia l'uscita delle monache; Santa Scolastica raccomandava di osservare la regola del silenzio e di evitare soprattutto la conversazione con persone estranee al monastero, anche se si dovesse trattare di persone devote che andavano a visitarle. Il Concilio di Trento, che durò ben 21 anni, dal 1542 al 1563, riconobbe alla clausura un valore supremo. Nei documenti relativi ai monasteri, anche a quello dell'Annunziata in Cammarata, viene data una grandissima attenzione infatti alla collocazione di grate in tutte le porte e le finestre, all'affidamento delle chiavi, al controllo del rispetto della clausura da parte delle monache. L’avvicinarsi alle grate era consentito solo ai parenti consanguinei, ed ogni incontro doveva essere autorizzato dal Vicario.
La vita all’interno del monastero benedettino femminile prevedeva l’obbedienza indiscussa alla Madre Badessa che era depositaria di "saggezza, sagacia e ponderazione"; questa avrebbe dovuto vigilare sulla spiritualità e comportamento delle monache, occupandosi della chiusura ed apertura delle porte del convento, essendo essa la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a letto, compiti questi che solo in casi estremi di infermità della stessa potevano essere delegati alla vicaria.
Le Benedettine sono religiose soggette alla clausura, vale a dire che è proibito sia l'ingresso in monastero degli esterni, sia l'uscita delle monache; Santa Scolastica raccomandava di osservare la regola del silenzio e di evitare soprattutto la conversazione con persone estranee al monastero, anche se si dovesse trattare di persone devote che andavano a visitarle. Il Concilio di Trento, che durò ben 21 anni, dal 1542 al 1563, riconobbe alla clausura un valore supremo. Nei documenti relativi ai monasteri, anche a quello dell'Annunziata in Cammarata, viene data una grandissima attenzione infatti alla collocazione di grate in tutte le porte e le finestre, all'affidamento delle chiavi, al controllo del rispetto della clausura da parte delle monache. L’avvicinarsi alle grate era consentito solo ai parenti consanguinei, ed ogni incontro doveva essere autorizzato dal Vicario.
La vita all’interno del monastero benedettino femminile prevedeva l’obbedienza indiscussa alla Madre Badessa che era depositaria di "saggezza, sagacia e ponderazione"; questa avrebbe dovuto vigilare sulla spiritualità e comportamento delle monache, occupandosi della chiusura ed apertura delle porte del convento, essendo essa la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a letto, compiti questi che solo in casi estremi di infermità della stessa potevano essere delegati alla vicaria.
l velo bianco era portato sia dalle novizie che dalle converse, mentre le professe portavano quello nero.
Quando incontravano i congiunti in parlatorio, le monache dovevano attenersi a ferree regole, pena la scomunica: il giorno e l’ora erano fissati rigidamente lontani dai momenti di preghiera; alla Badessa era demandato il compito di controllare che gli incontri non avvenissero con persone che potevano “haver cattiva amicizia con le Religiose” e inoltre essa stessa, o qualche sua "zelante suora", avrebbe ascoltato le conversazioni. Se si costatava che un ospite, per più incontri, avesse fatto perdere "oziosamente" tempo alle suore, allora veniva comunicato al Vicario che avrebbe preso provvedimenti nella comunità esterna. Durante l’Avvento e la Quaresima le visite erano sospese per tutti e i cancelli erano chiusi avendo cura che il Vicario ne tenesse le chiavi.
Quando incontravano i congiunti in parlatorio, le monache dovevano attenersi a ferree regole, pena la scomunica: il giorno e l’ora erano fissati rigidamente lontani dai momenti di preghiera; alla Badessa era demandato il compito di controllare che gli incontri non avvenissero con persone che potevano “haver cattiva amicizia con le Religiose” e inoltre essa stessa, o qualche sua "zelante suora", avrebbe ascoltato le conversazioni. Se si costatava che un ospite, per più incontri, avesse fatto perdere "oziosamente" tempo alle suore, allora veniva comunicato al Vicario che avrebbe preso provvedimenti nella comunità esterna. Durante l’Avvento e la Quaresima le visite erano sospese per tutti e i cancelli erano chiusi avendo cura che il Vicario ne tenesse le chiavi.
Nonostante le regole ferree da rispettare, la scelta della vita nel monastero a volte veniva vista quasi come liberatrice perché la donna trovava nel monastero la possibilità di cambiare la propria condizione sociale, assumendo un ruolo nella Chiesa e nella comunità: la condizione femminile nei secoli passati infatti era molto difficile, perché la donna era priva di qualsiasi potere economico, era rilevante solo in virtù del matrimonio, quasi sempre imposto, e della procreazione ed era quasi sempre analfabeta, sottoposta all’autorità assoluta del marito. Comunque anche per l’accesso alla vita monastica come per i matrimoni combinati dai genitori, la decisione dipendeva spesso dal padre.
Nelle famiglie benestanti per i figli maschi esistevano maggiori possibilità di scelta perché potevano mettersi al servizio del primogenito oppure intraprendere la carriera “militare”; per le donne invece non c’era alcuna scelta, l’unica strada erano il matrimonio o i voti. Anche il matrimonio era delle volte escluso, perché la dote richiesta per il matrimonio di rango era maggiore di quella richiesta dal monastero. Capitava che entravano in monastero anche donne sposate, che si separavano dal marito per lasciarlo libero e permettergli di sposare un'altra donna, e vedove per avere protezione e sicurezza materiali ed essere dispensate da un secondo matrimonio. Nel monastero le donne potevano anche avere accesso all’alfabetizzazione e ad una vita comunitaria con regole precise all’interno degli ampi spazi dove vivevano soltanto donne che gestivano la vita quotidiana da sole, in un’autonomia praticamente libera da qualsiasi interferenza esterna. La Badessa, quindi l’autorità del monastero, era eletta ogni tre anni con il voto di tutte le sorelle e anche questo era impensabile al di fuori delle mura monastiche.