L'area del giardino è sita a 550 metri s.l.m., nella zona più bassa del centro abitato di Cammarata che è anche una delle più antiche. E' rivolta a sud-est ed è ancora circondata da alte mura in pietra.
Con il progetto didattico "Il giardino ritrovato" ci proponiamo di valorizzare questo Bene Culturale e Ambientale e di restituirlo gradualmente alla cittadinanza tutta di Cammarata. Il nostro Istituto "Giovanni XXIII" ne ha chiesto ed ottenuto dall'A.S.P. di Agrigento, che detiene la proprietà, il comodato d'uso gratuito ed esso potrà essere utilizzato a fini didattici e di studio, senza scopo di lucro, per permettere che venga “riscoperto” dagli alunni, dalle famiglie e dagli studiosi.
Con il progetto didattico "Il giardino ritrovato" ci proponiamo di valorizzare questo Bene Culturale e Ambientale e di restituirlo gradualmente alla cittadinanza tutta di Cammarata. Il nostro Istituto "Giovanni XXIII" ne ha chiesto ed ottenuto dall'A.S.P. di Agrigento, che detiene la proprietà, il comodato d'uso gratuito ed esso potrà essere utilizzato a fini didattici e di studio, senza scopo di lucro, per permettere che venga “riscoperto” dagli alunni, dalle famiglie e dagli studiosi.
Una eccezionale "veduta" di Cammarata nel 1663 sullo sfondo del quadro "Sant'Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio" dipinto da M.Lapis e conservato nella Chiesa Madre di Cammarata. In basso a destra il "nostro" giardino, al centro gli stemmi della famiglia Branciforti e della Contea di Cammarata ( foto E. Li Gregni)
il "giardino dei semplici"
Il Giardino del Monastero dell'Annunziata di Cammarata ha un grande valore culturale e storico.
E' risaputo che i primi tentativi di conservazione ex situ delle piante medicinali risalgono al Medio Evo quando nei monasteri furono costituiti gli “Horti sanitatis” sul cui modello vennero poi allestiti, durante il Rinascimento, i primi Orti Botanici allora denominati “giardini dei semplici” . Il primo Orto Botanico del mondo venne fondato a Pisa nel 1543/44 mentre già nel 1544, annesso alla corte medicea, esisteva a Firenze un giardino per la coltivazione di piante medicinali. Di entrambi questi orti non si ha più traccia, mentre è ancora esistente ed operante l’Orto botanico di Padova, fondato nel 1545 e dichiarato nel 1997 dall’UNESCO “Patrimonio culturale mondiale“.
E' risaputo che i primi tentativi di conservazione ex situ delle piante medicinali risalgono al Medio Evo quando nei monasteri furono costituiti gli “Horti sanitatis” sul cui modello vennero poi allestiti, durante il Rinascimento, i primi Orti Botanici allora denominati “giardini dei semplici” . Il primo Orto Botanico del mondo venne fondato a Pisa nel 1543/44 mentre già nel 1544, annesso alla corte medicea, esisteva a Firenze un giardino per la coltivazione di piante medicinali. Di entrambi questi orti non si ha più traccia, mentre è ancora esistente ed operante l’Orto botanico di Padova, fondato nel 1545 e dichiarato nel 1997 dall’UNESCO “Patrimonio culturale mondiale“.
Sulla scorta delle informazioni fornite dai botanici Pasquale Marino e Giuseppe Bazan e dall' archeologo Angelo Castrorao Barba, il "nostro" giardino, superstite del complesso monacale, ha una valenza attuale ancora più grande sia dal punto di vista botanico che culturale: esso costituisce infatti uno dei pochi “giardini dei semplici” arrivati fino a noi in questa parte di Sicilia, ancora con il suo perimetro di alte mura. Infatti la maggior parte dei giardini interni ai monasteri, in ambito urbano, sono andati distrutti.
La denominazione iniziale del luogo “Santa Maria degli infermi” potrebbe confermare la destinazione d’uso di sede di coltivazione di specie medicinali per la cura di individui malati. Nei monasteri benedettini era usuale la presenza di un giardino ove venivano coltivate specie officinali che servivano ai monaci e alle monache per preparare infusi e unguenti per la popolazione: probabilmente il giardino dell'Annunziata aveva questa finalità.
La denominazione iniziale del luogo “Santa Maria degli infermi” potrebbe confermare la destinazione d’uso di sede di coltivazione di specie medicinali per la cura di individui malati. Nei monasteri benedettini era usuale la presenza di un giardino ove venivano coltivate specie officinali che servivano ai monaci e alle monache per preparare infusi e unguenti per la popolazione: probabilmente il giardino dell'Annunziata aveva questa finalità.
Di sicuro è l’unico giardino pubblico residuo di un monastero a Cammarata e a San Giovanni Gemini, che in passato avevano diverse strutture afferenti a diversi ordini religiosi (Agostiniani, Domenicani, Benedettini) delle quali purtroppo non è rimasto praticamente nulla.
L’alta cinta muraria che lo circonda per intero pare originale e quindi vecchia di cinque secoli. Nel Giardino oltre alla presenza di una grande “gebbia” nella zona a nord-ovest, dove si raccoglieva l’acqua del Torrente Turibolo per l’irrigazione a scorrimento/som-mersione, e di una fontana a due vasche ancora conservata nell'atrio della Chiesa dell'Annunziata, dovevano sicuramente trovare luogo anche:
- l’umbraculum (per lo svago e la meditazione);
- il pomarium (per la coltivazione degli alberi da frutto);
- l’horteus holeorum (per le piante destinate alla cucina);
- l’hortus sanitatis (orto officinale).
Oggi vi sono presenti alcuni alberi di agrumi, un gelso, qualche fico, un alloro, un paio di melograni e qualche vite selvatica; la loro età sembra essere riferibile al secondo dopoguerra ma rimane comunque interessante la presenza di questo agrumeto a 550 m s.l.m., probabilmente nato per rimpiazzarne uno più antico presente sempre a scopo medicinale.
Appare invece ricco di sorprese il suolo del giardino, ricoperto da una gran quantità di cocci in terracotta di fattura artigianale, alcuni smaltati, che suggeriscono indagini di superficie specialistiche di tipo archeologico, botanico e antropologico al fine di valutare tali resti affioranti; un altro aspetto davvero interessante, forse il più interessante di questo fazzoletto di terra, è quello della conoscenza del suo sottosuolo perché se è vero che in superficie l’azione dell’uomo può aver alterato aspetto e sostanza, in profondità si può supporre di rintracciare tracce botaniche, antropiche e altro che possano fornire informazioni utili a studiosi di vari ambiti e addirittura gettare finalmente luce sulla storia di Cammarata antecedentemente al 1141, anno a cui corrisponde il primo documento ufficiale sul nostro paese. Nelle tradizioni, nel cibo e nel dialetto sopravvivono tracce delle presenza di Bizantini e Arabi ma a tutt’oggi mancano riscontri scientifici oggettivi e il nostro “Giardino Ritrovato” potrebbe forse farci ritrovare parte della nostra storia.
L’alta cinta muraria che lo circonda per intero pare originale e quindi vecchia di cinque secoli. Nel Giardino oltre alla presenza di una grande “gebbia” nella zona a nord-ovest, dove si raccoglieva l’acqua del Torrente Turibolo per l’irrigazione a scorrimento/som-mersione, e di una fontana a due vasche ancora conservata nell'atrio della Chiesa dell'Annunziata, dovevano sicuramente trovare luogo anche:
- l’umbraculum (per lo svago e la meditazione);
- il pomarium (per la coltivazione degli alberi da frutto);
- l’horteus holeorum (per le piante destinate alla cucina);
- l’hortus sanitatis (orto officinale).
Oggi vi sono presenti alcuni alberi di agrumi, un gelso, qualche fico, un alloro, un paio di melograni e qualche vite selvatica; la loro età sembra essere riferibile al secondo dopoguerra ma rimane comunque interessante la presenza di questo agrumeto a 550 m s.l.m., probabilmente nato per rimpiazzarne uno più antico presente sempre a scopo medicinale.
Appare invece ricco di sorprese il suolo del giardino, ricoperto da una gran quantità di cocci in terracotta di fattura artigianale, alcuni smaltati, che suggeriscono indagini di superficie specialistiche di tipo archeologico, botanico e antropologico al fine di valutare tali resti affioranti; un altro aspetto davvero interessante, forse il più interessante di questo fazzoletto di terra, è quello della conoscenza del suo sottosuolo perché se è vero che in superficie l’azione dell’uomo può aver alterato aspetto e sostanza, in profondità si può supporre di rintracciare tracce botaniche, antropiche e altro che possano fornire informazioni utili a studiosi di vari ambiti e addirittura gettare finalmente luce sulla storia di Cammarata antecedentemente al 1141, anno a cui corrisponde il primo documento ufficiale sul nostro paese. Nelle tradizioni, nel cibo e nel dialetto sopravvivono tracce delle presenza di Bizantini e Arabi ma a tutt’oggi mancano riscontri scientifici oggettivi e il nostro “Giardino Ritrovato” potrebbe forse farci ritrovare parte della nostra storia.
la pulizia del giardino
Il primo passo per rendere possibile lo studio e la fruizione del giardino è stata la pulizia dalle erbe infestanti, dai rampicanti, dai rifiuti
le mura perimetrali prima, durante e dopo la pulizia
La pulizia del giardino è stata fin qui possibile grazie al protocollo d'intesa tra il Nostro Istituto, a cui l'area è stata affidata, e il Comune di Cammarata, l' Ente Sviluppo Agricolo della Regione Sicilia e l'Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento, che è anche proprietaria dell'area. Questi Enti, a titolo gratuito, hanno collaborato da maggio a luglio 2020 affinché fosse possibile estirpare le erbe infestanti secolari dalle mura e dal terreno: così si sono riportate alla luce la tessitura e le buche su queste mura, probabilmente utili a smaltire l'acqua in eccesso, e soprattutto un grande arco nel tratto a monte, di cui ancora non conosciamo lo scopo.